Sono ben 12 anni che l’IPR organizza una giornata di studio, con tutti gli allievi dei vari anni di training, in un contesto esterno alla sede di via Reno: cioè NARNI.
Il tema della giornata scelto, anno per anno, dall’ equipe dei didatti e allievi-didatti, viene presentato qualche mese prima ai gruppi di training dai propri didatti, in modo che gli allievi abbiano il tempo di preparare un “ lavoro creativo” sul tema che caratterizzerà la giornata di Narni.
Narni diventa così una giornata di studio, di conoscenza, di incontro-confronto tra tutti i gruppi di training dell’ IPR, i didatti e gli allievi-didatti.
La presentazione, la riflessione, il dibattito fra e sui vari lavori dei gruppi, permette di accedere ad una complessità esponenziale di punti di osservazione sul “tema della giornata”. Infatti, già il lavoro di ogni singolo gruppo si propone come frutto della capacità di connettere pensieri, emozioni, esperienze, conoscenze e creatività dei singoli, in un’unica rappresentazione sistemica.
Così avviene che, mentre nella mente del singolo partecipante si “ costruisce “ la rappresentazione simbolica dell’interazione di più lavori (ognuno già sintesi della “ complessità” del singolo gruppo), si sperimenta e si cementa ulteriormente il senso di appartenenza alla propria scuola sistemica ( l’ IPR), senza perdere la propria identità di gruppo e di persona. Ciò anche attraverso momenti di vera e propria convivialità, come quello della condivisione del pranzo o della pausa caffè.
Va da se che tutto questo promuove nei partecipanti,in più fasi e a vari livelli, relazioni, coesioni e circolarità. Ecco perché, anche quest’anno, l’esperienza di Narni si è rivelata straordinaria.
Il tema su cui si è lavorato e che ha visto la partecipazione di tutti era: “Emozioni e pensiero nel percorso formativo”. Attraverso i lavori degli allievi,presentati in parte qui di seguito, sono state evocate soprattutto le seguenti riflessioni……
Il primo strumento del terapeuta è lui stesso e le emozioni che proviamo hanno un senso che non va ricercato unicamente nella “ propria economia”. Le emozioni che proviamo, infatti, sono sempre legate anche al sistema al cui interno ci troviamo a vivere ed hanno un significato e una funzione in rapporto al contesto nel quale si manifestano. Nel percorso di training, infatti, l’allievo apprende a riconoscere e a riflettere sul fatto che le emozioni che prova sono sì legate alla propria storia, ma hanno anche un senso ed una funzione in rapporto alla relazione con il didatta, con il gruppo, con la famiglia in terapia e con la supervisione . Questi impara
-che i suoi comportamenti sono esposti all’influenza inavvertita delle emozioni profonde che , in quanto futuro terapeuta ,deve apprendere a cogliere ;
-che gli ostacoli al lavoro terapeutico possono pervenire dal proprio interno e dal proprio coinvolgimento emotivo, se non ben riconosciuto;
-che si può sperimentare di entrare in corrispondenza con le emozioni dell’ altro ;
-che le proprie emozioni se ben utilizzate possono essere possibili ponti specifici tra la famiglia ed il terapeuta e fissare le fondamenta comuni sulle quali può essere costruita la terapia stessa;
-e che in supervisione quando egli riporta un passaggio del proprio lavoro, spesso, è una razionalizzazione a posteriore di un’ emozione complessa.