Maurizio Barone, Anna Lanza, Alice Cupini, Michele Damicis,Francesca Marroni, Sara Massimi .Ecologia della mente, 2019, n.42 (2), pp.172-215
L’articolo propone l’utilizzo clinico di un nuovo strumento: il mazzo di carte fornito con il gioco da tavolo Dixit, e la sua espansione Dixit-2 Quest. Le carte Dixit prese in considerazione, realizzate da Marie Cardouat, un’illustratrice di libri per bambini, sono affascinanti ed uniche. Liberano la fantasia e coinvolgono il giocatore, proiettandolo in un mondo onirico, fiabesco ma non esclusivamente infantile. Sono figure prive di testo che traggono ispirazione dai grandi dell’arte e della letteratura, da Magritte a Dalí, passando per Lewis Carroll. Decontestualizzate dal gioco esse possono assumere la valenza di “oggetto fluttuante”, nel senso dato da Caillé a questa definizione. Diversamente dalle altre tecniche di terapia basate sull’impiego di mezzi figurativi, le carte Dixit vengono proposte senza una pre-codifica semiotica o iconologica. La forza evocativa delle loro immagini simboliche e metaforiche, viene utilizzata in una precisa prospettiva clinica, che l’articolo descrive. Ai pazienti, sulla base di un tema-obiettivo condiviso, viene chiesto di operare delle scelte, individuando sequenze di carte corrispondenti a rappresentazioni, emozioni e vissuti della propria interiorità. Tutti i contenuti che a vari livelli scaturiranno dalla creazione di questo nuovo contesto esperienziale, troveranno una traduzione operativa nel processo di co-costruzione in essere. Gli autori, dopo alcune riflessioni sui tarocchi – “antenati” delle carte Dixit – e sulle carte stesse, tracciano la cornice concettuale che racchiude il loro modo di concepire questa tecnica ( Oggetto Dixit), per poi passare in rassegna alcuni dei suoi innumerevoli possibili impieghi nei diversi setting.